Che cos’è l’Esistenzialismo?
Che cos’è l’esistenzialismo? L’Esistenzialismo è un movimento culturale e letterario che si diffuse nel secolo scorso, nel periodo intercorso fra le due guerre mondiali. L’Esistenzialismo si concentrò, soprattutto, sul concetto di finitezza umana e sulla difficoltà di trovare il senso dell’essere dell’uomo nel mondo. Esso fonda però le sue radici molto prima, recuperando temi messi in luce da filosofi come Blaise Pascal (1623- 1662) e Soren Kierkegaard (1813-1855), considerati precursori di questa corrente filosofica. Tra i temi affrontati, per esempio, il carattere lacerato dell’esistenza umana, compressa tra la ricerca di senso e l’assenza di senso e fra la possibilità di vivere e l’impossibilita di vivere. E poi ancora il significato e la natura della libera scelta, la struttura della noia e il sentimento esistenziale dell’angoscia.
Questi argomenti vennero poi ripresi da quello che diventerà l’Esistenzialismo novecentesco; essi trovarono terreno fertile perché perfettamente in connessione con la lotta di sopravvivenza tipica della guerra e con la frattura che questa lotta creò rispetto alle illusioni delle filosofie di inizio Novecento, Positivismo, Razionalismo (quelle, insomma, eredi del Romanticismo), che avevano propinato all’uomo il miraggio della detenzione del senso assoluto, della cose e della vita, attraverso la conoscenza e la postulazione di verità uniche.
L’esistenzialismo accetta il caos, il so di non sapere
L’esistenzialista accetta il caos, una vita di possibilità, accetta il potenziale, il caso, ne sente il peso ma abbraccia la responsabilità della scelta come atto costitutivo, nel bene e nel male. Jean Paul Sartre, Nobel per la letteratura 1964 (sebbene rifiutato), nel suo anti-romanzo «La nausea» parla di un sentimento, simile alla nausea, che pervade il protagonista nei momenti in cui esso rimane solo, proprio quando è la sua natura a parlare e la realtà si svela per quella che è realmente:
Ora me ne accorgo, mi ricordo meglio ciò che ho provato l’altro giorno, quando tenevo quel ciottolo. Era una specie di nausea dolciastra. Com’era spiacevole! E proveniva dal ciottolo, ne son sicuro, passava dal ciottolo nelle mie mani. Sì, è così, proprio così, una specie di nausea nelle mie mani
Il ciottolo. L’ oggetto. La realtà che si svela. E cosa ci dice? Nulla. È vuota. E un senso di nausea ci pervade. L’esistenza non ha motivo. C’è, come potrebbe non esserci. È pura contingenza, gratuita. E così la Nausea diventa essenza. Ma allora Sartre è colpevole di aver gettato l’uomo in quello che sembra un quietismo di disperazione? Sta diffondendo in questo modo un pessimismo privo di valori? Certo che no. Questa è solo un’istantanea distorta dai detrattori. Guardando a fondo, in lui e in tutto l’Esistenzialismo, vi è un ottimismo celato e coraggioso, e vero, non quello fasullo e ipocrita del razionalismo borghese; un vero ottimismo figlio della tragicità e non delle convinzioni e delle convenzioni, uno stoicismi dato dalla scelta; l’inconsistenza dei valori universali e la mancanza di un senso intrinseco dell’esistenza danno all’uomo la possibilità di definirsi egli stesso, e di scegliersi.