Obsession

Acrylic on Canvas, 2023

Restio ad ogni versione per essere uguale a se stesso.

 

Obsession, siamo ossessionati da noi stessi, dalla nostra immagine. Cerchiamo una rappresentazione che vogliamo a tutti i costi conformare per presentarci cosi al mondo. Siamo refrattari a vivere la nostra complessità. Ci comprimiamo, cerchiamo di essere “uno” anche se siamo “centomila” per dirla con Pasolini, ma nel tentativo di metterci una maschera che galvanizzi la ricerca ossessiva dell’immagine migliore di noi, falliamo. Perché noi siamo sfaccettature infinite di caleidoscopi in continuo divenire e la nostra moltitudine non è per nulla raggruppabile nell’unico. Siamo diverse trasposizioni di quello che sembra un unico testo scritto, siamo un’accozzaglia di diversi riadattamenti, quelli che coesistono in pace ma anche in guerra. Solo l’involucro è unico. Ecco noi dovremmo, non di certo negare, ma quantomeno limitare l’innesto apollineo che ci porta all’abnegazione completa di ciò che siamo come essere umani, per imparare a viverci, altrimenti quello che ne scaturirà sarà sempre l’immagine inverosimile di noi. Ed inoltre, l’identità che ognuno sceglie per sé, per conformarsi all’immagine che vorrebbe, può addirittura non coincidere per nulla con nessuna di quelle reali: sono allora ruoli e parti, parti e ruoli tesi a creare una figura che sia la più integra ed integerrima possibile; ma, in questa missione, ognuno di noi cade in un errore mostruoso, sia perché non riesce a vivere pienamente, sia perché ciò che ne scaturisce è una rappresentazione del sé fasulla, che ha più somiglianze con l’idea piuttosto che con quello che è. L’essere riluttante a viversi in nome dell’immagine è una forma di egotismo perché è un’organizzazione della personalità in relazione ad una rappresentazione, generalmente unica, e quindi, di fatto, contraddittoria.

 

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